Mese: agosto 2010
Donne-self marketing:Come fanno self marketing le donne?I 3 errori da evitare
IL FANTASMA del ‘non sono poi così brava’
Più le donne si avvicinano alle posizioni top,meno hanno fiducia nelle proprie capacità.
Il 60% delle senior manager donne ritiene infatti di non essere in grado di fare un lavoro buono come il suo attuale capo, mentre fra gli uomini tale percentuale scende al 47%.
3 ERRORI DA EVITARE
1. CREDERE DI NON ESSERE ABBASTANZA BRAVA
Spesso le donne fissano standard troppo alti e irragionevoli.Mirare all’eccellenza è una buona molla per agire ma dietro a questa qualche volta c’è la sindrome del perfezionismo,di dover essere obbligate per forza a dimostrare continuamente di
essere all’altezza.
La convinzione di non essere troppo brava porta a svendere le proprie competenze,a non proporsi per posizioni di responsabilità e di leadership
Prima di tutto devono essere Tu in prima persona a riconoscere le tue capacità.
Sei brava! Ripetitelo più spesso come un mantra
2.NON METTERE IN RISALTO LA PROPRIA ESPERIENZA,LE PROPRIE COMPETENZE E LE PROPRIE DOTI PERSONALI
Ho visto molti curricula di donne dai 20 ai 50 anni nei quali le loro notevoli capacità e doti personali, frutto della loro esperienza e della loro formazione, erano sottostimate
ed elencate come se fossero cose da poco.
Il ‘vizio’ delle donne è di essere troppo umili,di giocare al ribasso,di arrotondare per difetto.
‘Sì ..ma era solo un corsetto di 3 giorni…’
‘ beh..ma non è che sia importante..era solo un lavoro di 6 mesi’
Rileggi il tuo CV e chiediti se hai sottolineato con cura le tue abilità,quello che sei ingrado di fare.
La carriera sta diventando sempre più una questione di self management basata sulla capacità di
*saper vendere le competenze e il proprio know how
*inventare nuovi rapporti con i datori di lavoro
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gli uomini sono portati a dire ‘beh ci provo’ mentre le donne adottano l’atteggiamento del ‘non sono capace’,del minimizzare
Un po’ dipende dai condizionamenti culturali per i quali le donne sono considerate the second best ma una buona fetta di questa convinzione penalizzante viene dalla quota bassa di autostima,un campo che spesso le donne coltivano poco.
Occorre coltivare quella che si chiama ‘can do attitude’ l’atteggiamento del ‘sono in grado di farlo’,un atteggiamento proattivo.
In questo occorre mettersi in gioco,rischiare ma la posta è imparare qualcosa di nuovo e dare uno sprint alla propria autostima.
Problem solving:hai un problema?La soluzione è a 4 passi
Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo
Einstein
Tutta la vita è risolvere problemi
Karl Popper
Ogni giorno nella tua professione ti troverai senz’altro di fronte a problemi tecnici,di relazione con colleghi o clienti oppure,se stai cercando lavoro,a come fare una ricerca efficace,come stendere un curricolo vincente,cosa scrivere in quello europeo o come valorizzare le tue competenze
Il metodo più usato,quello del senso comune, è quello del ‘tentativo e dell’errore’ .
Si va per tentativi di soluzione del problema, eliminando quelle che non funzionano.
Ma non è sempre così semplice.Saper affrontare e risolvere in modo costruttivo i diversi problemi e’ di fondamentale importanza nella vita quotidiana perche’ se li si lascia irrisolti possono causare stress mentale e tensioni fisiche.
La legge di Pareto ci da’ una indicazione sempre valida in ogni contesto cioe’:
– usare il 20% del tempo per analizzare il problema
– e l’80% per trovare la soluzione.
Di solito facciamo il contrario. Passiamo l’80% del tempo non a esaminare il problema, ma a farci domande che non mirano alla soluzione ma a mantenere il problema
Il problem solving è una competenza trasversale utile in ogni settore e consiste nella capacità di trovare una soluzione per un problema di qualsiasi tipo.
Un buon problem solver ha flessibilità e la capacità di osservare la situazione da punti di vista diversi.
Un problema è un invito al cambiamento e,come si dice, niente e’ stabile come il cambiamento. Avere un problema significa che la mappa della realtà-situazione è diventata insufficiente, e quindi dobbiamo impegnarci a modificarla, ampliarla o integrarla; quindi dobbiamo individuare, inventare e sperimentare stati mentali e comportamenti nuovi.
Il problem setting
Il primo passo è definire quale è il problema,porlo in modo corretto utilizzando le domande giuste.
Nel momento in cui riusciamo ad inquadrarlo è già, in parte, superato.
Solitamente le domande produttive, ovvero quelle che conducono alla soluzione di un problema, iniziano con “come”; poiché sono in grado di proiettarci oltre; mentre quelle che iniziano con “perché” ci vincolano al problema. Ad esempio:
Perché è capitato proprio a me?
Perché non riesco a trovare lavoro?
Perché nonostante abbia inviato il mio curriculum a 30 aziende nessuno mi risponde?
Non si va lontano con queste domande e ci si deprime.
Meglio cercare domande che aprano la strada invece di chiuderci in un vicolo cieco.Ma quali?
DOMANDE COSTRUTTIVE
Se le domande sono giuste ti sarà data la risposta giusta.
Se le domande sono stupide avrai risposte stupide
Quali sono le possibili domande giuste? Per esempio:
Cosa c’è di buono in questa sfida?
– Cosa posso imparare?
– Come posso vincerla?
Quanto sono in grado di affrontare il problema?
che risorse ho e quali mi mancano?
Quanto incide l’ambiente sulla situazione?
Quali sono le cause che hanno portato alla situazione attuale? Sono interne o esterne?
Nel problem solving ci sono 4 fasi che possono essere applicate a qualsiasi problema ci capiti
i 4 passi must
Prima fase: identificare il problema.
atteggiamento conoscitivo: osservare per conoscere.
Conoscere o ri-conoscere cio’ di cui abbiamo bisogno,sapere cio’ che vogliamo veramente ma anche conoscere cio’ di cui abbiamo paura e che ci impedisce di andare oltre e risolvere il problema.Puo ‘essere un cambiamento di lavoro,un rapporto affettivo che ci fa star male
Seconda fase:trovare delle possibili soluzioni.
atteggiamento creativo: lasciare spazio al pensiero,alla nostra intuizione.Lasciar emergere le nostre emozioni e le sensazioni.Da qualche parte dentro di noi c’e’ gia’ la soluzione.Diamo il tempo alla nostra saggezza interiore di prendere contatto con le nostre risorse e di dissipare la nebbia della confusione.
Possiamo aiutarci con la visualizzazione o ascoltando un brano di musica che ci aiuti a liberare la mente in modo che dentro di noi si inizino a collegare tra di loro elementi apparentemente lontani, formulare anche quelle ipotesi che normalmente escluderemmo con il ragionamento. La ricerca di soluzioni, infatti, richiede a volte l’abbandono di alcune convinzioni che ci hanno guidato in precedenza, oppure la loro integrazione o modifica.
Terza fase:valutare i pro e i contro di ogni soluzione
scegliere quella ok
atteggiamento realistico e critico.Ora dobbiamo produrre dei veri e propri piani di azione dettagliati.L’idea inizia a diventare azione concreta quindi è importante valutare se e’ fattibile e che impatto avra’ con la realtà.
Quarta fase: agire e mettere in pratica.
E’ la fase esecutiva per poi valutare i risultati.
atteggiamento operativo, pratico, esecutivo.
Nessun problema può essere affrontato e superato solo con la chiarezza delle idee o solo con la creatività, con la critica, o un buon atteggiamento pratico. Tutte queste componenti sono indispensabili.
Problem solving:Per pensare…mettiti un cappello
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